giovedì 14 aprile 2016

SERRATURA

Ho dato una spinta alla porta.
Ho creduto di chiuderla.
Ho voluto crederci.
Invece è rimasta accostata.
Un piccolo spiraglio la tiene aperta.
I passanti vedendola non si avvicinano.
Non provano ad afferrare la maniglia.
Non provano ad aprirla.
D'altronde io mi sono rifugiata dentro.
Ho lasciato tutti fuori.
O mi sono chiusa fuori?
Fuori da cosa?
Da una vita fatta di pregiudizi.
Da una vita di facciata.
Guardo la porta.
Giro le spalle e mi dirigo verso lo specchio.
Prendo i morbidi batuffoli di cotone ed inizio a lavare via la maschera.
Inizio dagli occhi.
Passo alle guance.
Infine la bocca.
Mi guardo.
Sono io.
Piccola.
Minuscola.
Nuda senza maschera.
Ma libera.
Nel silenzio della stanza inizio a ballare.
Allargo le braccia.
Giro su me stessa tirando indietro la testa.
Sento l'aria del movimento sul viso.
Sulle mani.
Respiro forte.
Non mi fermo.
Il silenzio della stanza è interrotto dal rumore della maniglia.
La porta si apre.
Non me ne accorgo.
Qualcuno è entrato.
Ed ora mi trovo ferma.
Stretta in un abbraccio.
Un abbraccio capace di trasmettere le mille parole non dette.
Le mille parole solo pensate.
Un abbraccio forte come l'intesa di uno sguardo.
Un abbraccio forte di confidenze sussurrate.
Di paure bisbigliare.
Di urla di terrore soffocate.
Ma ora nessuno ha paura.
Io non ho paura.
Le braccia intrecciate sopra le mie spalle si sciolgono.
La musica inizia a suonare.
E noi a ballare.
A ridere.
Senza maschera.
Senza paura.
Senza vergogna.
In fondo la porta la avevo solo accostata.
La serratura era aperta.

Fla.Via

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